“[President Obama's election] represented the possibility of a third Reconstruction“.
In questo modo, in una recente intervista, il reverendo William Barber, presidente della NAACP della North Carolina, ha descritto il significato dell’elezione, nel novembre del 2008 del primo presidente nero alla Casa Bianca, a pochi mesi dal termine del suo secondo mandato. 1 Tuttavia, alla luce delle difficoltà incontrate dalla riforma sanitaria al Congresso e delle proteste scaturite in seguito all’uccisione di Michael Brown e di altri afro-americani in tutto il Paese da parte di poliziotti bianchi, aumentano le voci di coloro che vedono nella presidenza Obama un fallimento simile a quello della Ricostruzione.
Per quanto la NAACP non sia più una realtà particolarmente rilevante all’interno dell’attivismo nero contemporaneo, la frase del reverendo Barber è comunque importante in quanto sottolinea il significato fortemente politico e retorico comunemente associato al termine ‘Ricostruzione’ nell’America di Obama. Negli ultimi anni infatti, l’espressione third Reconstruction è stata utilizzata per esprimersi a proposito dell’operato del presidente, tessendo un paragone che, nella maggior parte dei casi, non va a favore di Obama. Alla luce dei fatti, i suoi due mandati sembrano aver assunto, per gli afro-americani, un significato più simbolico che pratico. Il presidente non ha avuto un particolare impatto nel combattere le persistenti condizioni di inferiorità economica e sociale in cui si trova una significativa percentuale dei cittadini afro-americani, i più colpiti dalla crisi economica. Secondo gli ultimi dati raccolti dallo U.S. Census, circa un quarto degli afro-americani è sotto la soglia della povertà, a fronte del 9,6% dei cittadini bianchi. 2 Pur costituendo circa il 12% della popolazione, i neri continuano, inoltre, a rappresentare il 39% dei carcerati e il 18% degli high school dropouts. 3 In un contesto così complesso, eventi violenti come quelli di Ferguson non fanno altro che riportare alla luce la profonda frattura razziale ancora esistente nel Paese, una questione la cui risoluzione appare difficile e lontana, quando non ostacolata proprio dal traguardo raggiunto con l’elezione del primo presidente afro-americano.
D’altra parte, il fatto che Obama abbia costruito la propria carriera politica sull’idea di una post-racial America lascia pensare che chi lo accosta alla Ricostruzione lo faccia a prescindere dalle intenzioni, oltre che dalle effettive possibilità di azione, del presidente. La discrepanza tra la reale situazione vissuta da milioni di afro-americani e l’adozione da parte di Obama di una strategia post-razziale è, di fatto, l’aspetto che più ha fatto infuriare i critici. Come dimostrato dai dati statistici e dagli episodi violenti degli ultimi due anni, il fatto che a livello istituzionale la white supremacy sia stata smantellata non significa che la parità sia stata raggiunta, né tanto meno che i cittadini statunitensi, di qualsiasi background etnico e culturale, abbiano smesso di pensare in termini di colore e razza. In tale ottica, i riferimenti a una terza Ricostruzione sono diventati un modo simbolico per evidenziare le lacune del programma del presidente in materia razziale e per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica su progetti di riforma di diverso tipo. Uno degli esempi più recenti è la conferenza tenutasi in occasione dei 150 anni del settimanale The Nation, cui hanno partecipato anche lo storico Eric Foner e la giurista Patricia Williams. Durante la discussione, l’espressione third Recostruction è stata utilizzata per riferirsi alla necessità di ridurre le forti disuguaglianze economico-sociali tra bianchi e neri, nonché ad uno dei punti chiave del programma del movimento Black Lives Matter, vale a dire la demilitarizzazione dei corpi di polizia, due cambiamenti da effettuare ormai in un periodo post-Obama. 4
Vista la complessità del dibattito sulla third Reconstruction, parlare di storia e di storiografia della prima Ricostruzione a 150 anni dalla fine della Guerra Civile appare fondamentale per comprendere il significato assunto nel linguaggio contemporaneo da uno dei periodi storici più bistrattati e strumentalizzati dall’immaginario pubblico americano. Lo stesso Foner ha recentemente cercato di ricollegare i fatti storici alla contemporaneità, attraverso un articolo pubblicato sul New York Times ― intitolato significativamente Why Reconstruction matters ― nel quale ha definito la Ricostruzione come una delle fasi della storia degli Stati Uniti che più merita l’etichetta di “relevant” per il presente. 5
Secondo l’interpretazione maggiormente condivisa dagli storici contemporanei, la Ricostruzione, vale a dire il periodo compreso generalmente tra il 1865 e il 1877, costituì il primo esperimento democratico (declinato comunque al maschile nella maggior parte degli Stati) multirazziale degli Stati Uniti, durante il quale centinaia di migliaia di afro-americani presero attivamente parte al dibattito politico, partecipando alle elezioni ― votando perlopiù in massa per il Partito Repubblicano ― e conquistando importanti cariche pubbliche. É, quindi, evidente che la costruzione di un parallelo tra un periodo storico così significativo e altri due momenti vissuti dagli afro-americani con grande speranza di cambiamento (con l’espressione “second Reconstruction” ci si riferisce comunemente alle presidenze Kennedy e Johnson ed al Civil Rights Movement) 6 abbia un forte valore simbolico oltre che politico.
L’utilizzo del termine Ricostruzione per riferirsi a un progetto di espansione del ruolo della macchina governativa o a traguardi politici e sociali raggiunti dagli afro-americani (con tutti i limiti che, come abbiamo visto, questa definizione comporta nel caso di Obama) affonda le proprie radici direttamente nel dibattito storiografico e politico avvenuto tra la seconda metà dell’Ottocento e gli anni Cinquanta del Novecento. Per questo motivo, a ottant’anni dalla sua pubblicazione, l’opera Black Reconstruction in America, scritta dallo storico ed intellettuale afro-americano W.E.B. Du Bois rappresenta un ottimo punto di riflessione sull’argomento. L’analisi della Ricostruzione effettuata da Du Bois fu, infatti, una delle poche a scontrarsi con l’interpretazione dominante sia nell’immaginario popolare sia nella storiografia tra la fine del diciannovesimo e la prima metà del ventesimo secolo. Fino ad allora, la maggior parte degli storici che si occupavano della Ricostruzione, per lo più bianchi “sympathetic to the white supremacist cause”, si era dimostrata concorde nel descrivere tale periodo “as a tragic time when white Southern rights were compromised by a corrupt and overbearing federal government supported by the votes of African Americans who were ignorant and easily manipulated by disreputable white carpetbaggers and scalawags”. 7

W.E.B Du Bois
Al contrario, Du Bois cercò di combattere l’idea che la Ricostruzione fosse stata un terribile errore, mettendo in evidenza i suoi effetti positivi, tra cui annoverò ― ad esempio ― la ratifica dei tre emendamenti costituzionali post-Guerra Civile, una maggiore possibilità per gli afro-americani (ma non solo) di accedere all’istruzione di base, nonché l’immissione di buona parte degli ex-schiavi all’interno del sistema politico ed elettorale. 8 L’intellettuale afro-americano aveva già dedicato un saggio all’argomento nel 1910, dal titolo Reconstruction and its Benefits, il quale, tuttavia, non aveva avuto un particolare impatto sulla storiografia contemporanea, nonostante il suo carattere fortemente innovativo. 9 Attraverso questo articolo, Du Bois evidenziò, infatti, alcuni temi, che furono poi sviluppati all’interno di Black Reconstruction. Innanzitutto, Du Bois cercò di rivalutare positivamente la partecipazione politica degli afro-americani, in seguito all’assunzione dei pieni diritti di cittadinanza:
[...] the negro governments in the South accomplished much of positive good. We may recognize three things which negro rule gave to the South:
1. Democratic government.
2. Free public schools.
3. New social legislation.” 10
Il rafforzamento di tale opinione nell’opera del 1935 è evidenziato dallo stesso sottotitolo originale del libro: Toward a History of the Part Which Black Folk Played in the Attempt to Reconstruct Democracy in America, 1860-1880. 11
D’altra parte, Du Bois sottolineò il compito svolto dall’intervento diretto del governo federale nel rendere la Ricostruzione possibile, soprattutto per quanto riguarda l’accesso all’istruzione primaria. Secondo quella che è oramai un’interpretazione ampiamente condivisa, il governo federale giocò, infatti, un ruolo fondamentale nello sviluppo dei primi istituti scolastici per afro-americani al Sud, sia direttamente, attraverso l’intervento del Freedmen’s Bureau, che indirettamente, attraverso i controlli che permisero agli afro-americani di esercitare il diritto di voto, essere eletti e quindi poter legiferare a favore delle scuole pubbliche. Allo stesso modo, lo stesso governo svolse un ruolo cruciale nel fallimento del progetto democratico multirazziale sul lungo periodo. 12
Nonostante parecchi punti sviluppati da Du Bois nel 1935 ― come ad esempio la profonda focalizzazione sulla questione di classe in relazione all’esistenza di un proletariato nero e l’aver trascurato alcune fonti a favore di altre ― 13 siano stati rimessi recentemente in discussione, Black Reconstruction continua a essere fondamentale anche al di fuori dell’ambito puramente storiografico, poiché gli schemi interpretativi da lui utilizzati, nonché l’importanza che egli assegnò alla Ricostruzione ― e soprattutto al suo fallimento ― nel condizionare gli avvenimenti successivi, rispecchiano direttamente il programma politico del leader afro-americano. Non appare un caso che a parlare di Obama come possibile promotore di una nuova Ricostruzione sia stato un alto esponente della NAACP. Durante i 25 anni in cui Du Bois fu direttore di The Crisis ― il mensile della NAACP (da lui co-fondata nel 1909) ― l’intellettuale afro-americano inserì la Ricostruzione nel proprio linguaggio retorico e nella quotidianità dei propri lettori, trasformandone il fallimento in nuovo progetto per il futuro.
Sotto tale punto di vista, uno degli aspetti della Ricostruzione utilizzati da Du Bois per fare leva sulla situazione politica a lui contemporanea a favore degli afro-americani è rappresentato dal ruolo svolto dal governo federale nel garantire i nuovi diritti degli ex-schiavi. Fin dalla stesura di The Souls of Black Folk (1903), e sulla scia del dibattito sul ruolo della macchina governativa che caratterizzò l’arco temporale tra il 1880 e gli anni Trenta, 14 Du Bois cercò di elaborare un programma politico e culturale per gli afro-americani che si basasse su un maggiore intervento del governo federale nell’applicare ― ed estendere ― i diritti contenuti nella Costituzione. 15
Nel sostenere le proprie idee politiche, Du Bois utilizzò proprio la Ricostruzione come schema di riferimento. Ad esempio, in un articolo del 1918, Du Bois reclamò l’esercizio effettivo del diritto di voto per i cittadini alfabetizzati (senza alcuna distinzione di genere) in contemporanea con l’istituzione di un sistema scolastico di base pubblico e obbligatorio, riferendosi a tale processo come a “the great new day of coming Reconstruction”. 16 Se il riferimento positivo alla Ricostruzione salta subito all’occhio, risulta sorprendente ― oltre che politicamente astuta ― la rielaborazione retorica della Ricostruzione, al fine di includere nella sua orbita alcuni risultati mai raggiunti durante tale periodo, quale, ad esempio, un emendamento federale a favore del suffragio femminile. Allo stesso modo, Du Bois utilizzò The Crisis per difendere con costanza le proprie idee sulla Ricostruzione, soprattutto in opposizione alla strumentalizzazione cui essa veniva sottoposta da parte dei white supremacists. Tale dedizione andava, quindi, oltre il puro interesse accademico, in quanto la rivalutazione del ruolo svolto dagli afro-americani durante la Ricostruzione nel costruire un Sud migliore — soprattutto attraverso la partecipazione politica ― costituiva un argomento fondamentale nella lotta per l’esercizio effettivo dei diritti politici e contro la discriminazione razziale.
Dato il significato assunto dalla Ricostruzione nel discorso politico sui diritti civili per gli afro-americani, le notevoli differenze tra Reconstruction and its Benefits e Black Reconstruction possono, quindi, essere ricondotte alla posizione politica del loro autore. Così, se Reconstruction and its Benefits, con la sua enfasi sull’operato degli afro-americani come law abiding citizens, si avvicina alle politiche integrazioniste perseguite da Du Bois durante gli anni Dieci ed in parte negli anni Venti, Black Reconstruction, con il suo forte impianto teorico-polico di matrice marxista e la sua focalizzazione sulle peculiarità del proletariato nero, rispecchia il programma economico-culturale di self-help e auto-separatismo promosso da Du Bois, soprattutto a partire dagli anni Trenta. In particolare, Black Reconstruction è un’opera fortemente segnata dalla delusione di Du Bois nei confronti dell’operato del governo federale a proposito della questione razziale, un fattore che — insieme al terribile impatto che la Grande Depressione ebbe sugli afro-americani — lo spinse a radicalizzare la propria posizione politica e a focalizzare l’attenzione sulle difficoltà socio-economiche vissute dagli afro-americani a causa della color line. 17 Du Bois coniò l’espressione psychological wage esattamente per definire i vantaggi sociali connessi con l’essere riconosciuti come ‘bianchi’, a prescindere dalla classe sociale di appartenenza. 18
Il fortissimo legame tra il programma politico e l’attività accademica del leader afro-americano è, quindi, l’elemento che rende Reconstruction and Its Benefits e Black Reconstruction due opere importanti tutt’oggi. Che Black Reconstruction costituisca un esempio dell’intellettualismo militante di Du Bois è un fatto confermato dallo stesso autore nel libro. “What is the object of writing the history of Reconstruction? [...]”, scrisse Du Bois rivolgendosi ai suoi lettori. “It is simply to establish the Truth, on which Right in the future might be built”, fu la risposta. 19 Durante l’arco della propria carriera, il leader afro-americano tentò di usare pubblicamente il significato della Ricostruzione non solo da un punto di vista storico, ma soprattutto da un punto di vista politico, trasformando i riferimenti a essa in una potente arma retorica e propagandistica a favore degli afro-americani nella lotta per i diritti civili, e in generale a favore di una democrazia multirazziale e inclusiva nei confronti dei gruppi discriminati. In particolare, attraverso Black Reconstruction, Du Bois cercò di evidenziare le forti disuguaglianze socio-economiche connesse con la color line, un tema che a ottant’anni di distanza continua ad essere più che mai attuale. Sotto tale punto di vista, sia che ci si riferisca ad una third Reconstruction per difendere o criticare l’operato di Obama, l’uso politico che viene fatto di questo termine nel contesto statunitense contemporaneo — per indicare un cambiamento che coincida con maggiori tutele a favore dei cittadini afro-americani o di altri gruppi discriminati e con l’espansione del ruolo del governo federale in qualità di garante dei diritti — deve a Du Bois molto più di quanto si creda.
Note:
- Rev. William Barber, cit. in Comparing today’s voting rights restrictions to those of the past, www.storyofamerica.org/reconstruction3 [consultato in data 20 maggio 2015]. ↩
- U.S. Census, People in Poverty by selected characteristics: 2012 and 2013, in www.census.gov/content/dam/Census/library/publications/2014/demo/p60-249.pdf [consultato in data 30 maggio 2015]. ↩
- U.S. Census, Table 349. Jail Inmates by Sex, Race, and Hispanic Origin: 1990 to 2009, in www.census.gov/compendia/statab/2012/tables/12s0349.pdf e Table 271, High School dropouts by Age, Race, and Hispanic Origin: 1980 to 2009, in www.census.gov/compendia/statab/2012/tables/12s0272.pdf [consultati in data 30 maggio 2015]. ↩
- Black Lives Matter, National Demands, in blacklivesmatter.com/ferguson/ [consultato in data 30 maggio 2015] e The Nation, America’s Race Problem Will Require a New Reconstruction to Solve, 15 gennaio, 2015, in www.thenation.com/article/194553/watch-americas-race-problem-will-require-new-reconstruction-solve [consultato in data 30 maggio 2015]. ↩
- Eric Foner, Why Reconstruction Matters, in “The New York Times”, 28 marzo 2015, www.nytimes.com/2015/03/29/opinion/sunday/why-reconstruction-matters.html [consultato in data 15 maggio 2015]. ↩
- Lo storico C. Vann Woodward fu il primo ad utilizzare tale espressione in un lavoro di tipo accademico. C. Vann Woodward, The Burden of Southern History, Baton Rouge, Louisiana State University Press, 1968, pp. 89-107. Per un’analisi più approfondita vedere anche: Manning Marable, Race, Reform, and Rebellion: The Second Reconstruction in Black America, 1945-1990, University Press of Mississippi, 2007 (ed. originale 1984). ↩
- James M. Campbell e Rebecca J. Fraser, Introduction, in James M. Campbell e Rebecca J. Fraser (a cura di), Reconstruction. Peoples and Perspectives, Santa Barbara (CA), ABC-CLIO, 2008, p. xix. ↩
- Ibid. ↩
- In particolare, David Levering Lewis ha sottolineato il modo in cui l’interpretazione di Du Bois, insieme ad altre voci di minoranza, fosse stata “dismissed by the white academy”. Cfr. David Levering Lewis, Introduction, in W.E.B. Du Bois, Black Reconstruction in America, 1860-1880, New York, Free Press Edition, 1998, pp. vii-viii. ↩
- W.E.B. Du Bois, Reconstruction and its Benefits, in “The American Historical Review”, Vol. 15, n. 4, (Luglio, 1910), p. 795. ↩
-
In alcune edizioni tale sottotitolo è stato tagliato. Cfr. ad esempio: W.E.B. Du Bois, Black Reconstruction in America, 1860-1880, New York, Free Press Edition, 1998 e W.E.B. Du Bois, Black Reconstruction in America. Toward a History of the Part Which Black Folk Played in the Attempt to Reconstruct Democracy in America, 1860-1880, Piscataway, Transaction Publishers, 2013. ↩
- Du Bois, Black Reconstruction in America, cit., 1998, p. 692. ↩
- Lewis, Introduction, cit., p. x. ↩
- Ballard C. Campbell, The Growth of American Government. Governance from the Cleveland Era to the Present, Bloomington, Indiana University Press, 1995, p. 4. ↩
- Vedere ad esempio: W.E.B. Du Bois, The Souls of Black Folk, Rockville, Manor, 2008 (ed. originale 1903), p. 119. ↩
- W.E.B. Du Bois, The Ballot, in “The Crisis”, Vol. 17, n. 2 (Dicembre, 1918), p. 62. ↩
- Cfr. Lauso Zagato, W.E.B. Du Bois e la Black Reconstruction, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1975; Sandro Mezzadra, Introduzione, in Sandro Mezzadra (a cura di), Sulla linea del Colore. Razza e Democrazia negli Stati Uniti e nel mondo, Bologna, Il Mulino, 2010, p. 60 e David Levering Lewis, W.E.B. Du Bois. The Fight for Equality and The American Century, 1919-1963, New York, Henry Holt & Co., 2000, pp. 368-375. ↩
- Una branca della storiografia contemporanea, denominata whiteness studies, ed in particolare il lavoro di David Roediger, si ispira direttamente al concetto di psychological wage, e si occupa di tracciare le origini e l’evoluzione del concetto di white nel determinare lo status dei cittadini statunitensi a livello giuridico, sociale ed economico. Vedere ad esempio: David R. Roediger, The Wages of Whiteness. Race and the Making of American Working Class, New York, Verso, 1991. ↩
- Du Bois, Black Reconstruction in America, cit., 1998, p. 725. ↩